Allievi di Enzo
Una amicizia eterna. di Giancarlo Cesana

HOME


La storia di questo sito

Chi siamo

Messaggio di don Giussani 26/5/1999

Messaggi

L'omelia del Cardinale Biffi nella Basilica di San Petronio

Una amicizia eterna. di Giancarlo Cesana

Messaggio di Don Giussani in occasione del I° anniversario

Messaggio di Don Giussani in occasione del II° anniversario

Messaggio di Don Giussani in occasione del III° anniversario

Messaggio di Don Giussani in occasione del III° anniversario

Galleria di immagini

Rassegna stampa

I colleghi all'estero

Incontri con Enzo

Le lettere dei pazienti

Links

Contattateci

enzoecesana.jpg

Venticinque anni di storia insieme. Seguendo don Giussani e condividendo tutto dell'esistenza. "I pesi della vita erano molti, ma lui era sempre davanti, mai dietro a spingere"

Enzo. L'ho incontrato per la prima volta più di 25 anni fa. Non mi ricordo quel che mi ha detto. Mi ricordo però il tono. Io ero già uno dei responsabili di Cl in università a livello nazionale, lui era il capo della nascente comunità universitaria di Modena. Aveva le sue idee, non chiedeva consigli, suggeriva come si dovesse fare. L'ho presente come se fosse oggi, era un tipo tosto. Poi non l'ho più visto: probabilmente era preso dalle mille iniziative della comunità di Reggio Emilia (ed eran veramente mille). Lo rividi qualche anno dopo. Io ero stato invitato a Bologna. Lì c'era una delle più grandi comunità universitarie di Comunione e Liberazione. Erano un po' bloccati dalle problematiche culturali, nel senso di un enorme complesso di inferiorità nei confronti della modernità, marxista in particolare. Non avevo una grande audience. Per cui, ricordandomi di quel tipo tosto, che, avevo saputo, aveva cominciato a lavorare a Bologna, lo rintracciai e lo invitai a partecipare al gruppo dei responsabili. Lui resistette un poco. I Cattolici popolari, quelli di Cl e altri, impegnati nella politica universitaria, gli avevano fatto un volantino contro per una questione di esami di chirurgia. Lui mi raccontò che li aveva arringati in pubblico e che faceva molta fatica a partecipare alla diaconia universitaria di Cl. Però venne. Si sedeva sempre in fondo. Alla fine di assemblee piuttosto ottuse io gli chiedevo di intervenire. Valorizzavo quel che diceva e concludevo, senza alcun successo. Uscivamo insieme, fino all'ultimo bar di Strada Maggiore, dove bevevamo qualcosa, poi ci avviavamo, ricordo la nebbia, io verso Milano, lui a Modena o Reggio, dove la notte era appena cominciata. Nessuno ci invitava a cena, e per immaturità e perché evidentemente non era il caso. Lui aveva una Peugeot Diesel, la più bassa di cilindrata e la più economica, con cui già macinava i milioni di chilometri che avrebbe compiuto in seguito.
Poi improvvisamente scoppiò l'amicizia, per l'intervento della Giandomenica di Ravenna e per la cena nell'appartamento della Elena Ugolini. Io proposi di passare la mano: che il responsabile della comunità universitaria di Bologna fosse Enzo Piccinini. Don Giussani accettò di buon grado. Cominciò una grande stagione che dura tuttora. Enzo lo conobbi. Aveva doti fantastiche, che non avevo io: l'impeto, l'immediatezza, la prestanza fisica. Mi entusiasmai di lui e del gruppo bolognese. Una volta mi telefonò. Era successo il terremoto in Irpinia, era già partito, con le scatole di medicine in macchina, i ferri e quant'altro. Era presente. Aveva una "fissa", la base, il popolo, la gente. Mi ricordo al Meeting di Rimini, quando venne il Papa. La partecipazione fu veramente enorme, dentro e soprattutto fuori del salone principale, con la gente ammucchiata ovunque. Enzo voleva stare con il popolo. Io ero con la dirigenza, me lo ricordo in fila per la mensa, mentre ero al ristorante dei Vip (si fa per dire!). Mi diceva a bocca muta: "Io sono con la base". Era un trascinatore, dovunque andava "tirava su" migliaia di ragazzi, segno che quello che diceva era non solo entusiasmante, convincente.
Articolo pubblicato sulla rivista Tracce - giugno 1999